Quella del giappone è sempre stata un'idea strana: tutto sembra essere molto particolare quando si guarda quel mondo che si è specializzato nel dimostrarsi diverso eppure competitivo.
Questa criptica frase vale anche per il valore della donna in Giappone, tanto criptica quanto simile alla situazione italiana...

Molti del giappone hanno una visione limitata alle fantasie imposte dai canoni occidentali; i nostri cavalieri essendo così cari alla nostra memoria storica, nei racconti riguardanti la "giappocina" per i più si sono trasformati in samurai, continuando una cavalcata che prima era compiuta in armature di ferro e ora in strane armature di carta, bronzo, laccetti di seta e grandi elmi dalle fogge strane.
In questi giorni dal Giappone arrivano poche notizie, giustamente forse essendo così lontano e a volte così offuscato dai grandi rivali/amici che lo attorniano. Le notizie principi comunque (affrancandoci dalle tediose quanto mai inutili senonché ipocrite notizie sui vari animali nati, morti o sopravvissuti) sono comunque sempre permeate di un alone di mitica diversità, mai di punti di contatto.
Il primo ministro giapponese (beh, han una democrazia condita di pena capitale per impiccagione, lo sapevate?) è una carica che scotta ultimamente (si dice "da 20 anni"), tant'è che i rutilanti media giapponesi son riusciti a penetrare fino a qui, dove le ministre per essere brave devono solitamente essere bone, oppure racchie e intelligenti (quello del femminismo è un'altro odioso particolarismo). Beh, punti comuni tra Italia e Giappone sono sicuramente la politica da paese del terzo mondo (che in giappone viene salvata dall'eccellente ma pericolosa casta burocratica e dalla straordinaria capacità produttiva), l'elevato maschilismo unito ad una sempre rampante xenofobia, e il fatto che purtroppo le donne non erano samurai, come qui non erano cavalieri.
Infatti in linea di massima avevano delle regole ferree nella diversa modalità di suicidio, o nella scelta delle armi da usare per proteggere la casa della tribù prima e della famiglia poi, il fatto è che anche li come in tutto il mondo il pressapochismo è sempre d'obbligo.
Questa criptica frase vale anche per il valore della donna in Giappone, tanto criptica quanto simile alla situazione italiana...

Molti del giappone hanno una visione limitata alle fantasie imposte dai canoni occidentali; i nostri cavalieri essendo così cari alla nostra memoria storica, nei racconti riguardanti la "giappocina" per i più si sono trasformati in samurai, continuando una cavalcata che prima era compiuta in armature di ferro e ora in strane armature di carta, bronzo, laccetti di seta e grandi elmi dalle fogge strane.
In questi giorni dal Giappone arrivano poche notizie, giustamente forse essendo così lontano e a volte così offuscato dai grandi rivali/amici che lo attorniano. Le notizie principi comunque (affrancandoci dalle tediose quanto mai inutili senonché ipocrite notizie sui vari animali nati, morti o sopravvissuti) sono comunque sempre permeate di un alone di mitica diversità, mai di punti di contatto.
Il primo ministro giapponese (beh, han una democrazia condita di pena capitale per impiccagione, lo sapevate?) è una carica che scotta ultimamente (si dice "da 20 anni"), tant'è che i rutilanti media giapponesi son riusciti a penetrare fino a qui, dove le ministre per essere brave devono solitamente essere bone, oppure racchie e intelligenti (quello del femminismo è un'altro odioso particolarismo). Beh, punti comuni tra Italia e Giappone sono sicuramente la politica da paese del terzo mondo (che in giappone viene salvata dall'eccellente ma pericolosa casta burocratica e dalla straordinaria capacità produttiva), l'elevato maschilismo unito ad una sempre rampante xenofobia, e il fatto che purtroppo le donne non erano samurai, come qui non erano cavalieri.
Infatti in linea di massima avevano delle regole ferree nella diversa modalità di suicidio, o nella scelta delle armi da usare per proteggere la casa della tribù prima e della famiglia poi, il fatto è che anche li come in tutto il mondo il pressapochismo è sempre d'obbligo.
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